La strada sterrata sembra non finire mai. Di lontano scorgo la base che imponente e solitaria sulla collina, si staglia cupa ed un po’ inquietante. Sono assai agitato per un viaggio con svariati imprevisti che hanno aumentato la tensione che mi portavo dentro da giorni. Arrivo trafelato, avendo accumulato un discreto ritardo che mi costerà il primo cazziatone da parte di uno dei comandanti. Saluto frettolosamente facce conosciute ed incrocio occhi nuovi nei quali leggo tante emozioni. Carico di bagagli, zaini, sacco a pelo e quant’altro, prendo possesso della stanza che mi è stata assegnata. Mi affiorano le sensazioni dei campi precedenti, le risate, il timore delle punizioni, i giochi di ruolo, il sudore, l’odore del tuo compagno di squadra… Rifletto che questo per me è stato il campo “della maturità”: promosso al grado di caporale mi sono visto cresciuto, cambiato. Leggo tante cose che conoscevo con occhi nuovi, con una consapevolezza diversa, più’ profonda. Il mio primo campo fu una esplosione di sensazioni concentrate nelle prime due ore. Onestamente sarei voluto scappare via, tanto era il peso di quello che stavo provando: smarrimento, paura, competizione, confronto, diffidenza, ma anche solidarietà tra noi nuove reclute, accoglienza degli “anziani”, …dei comandanti. E’ un gioco di ruolo, lo sappiamo. Per qualche giorno ci mettiamo una maschera e recitiamo la parte. Ma non è finzione pura, non è recitazione sterile, non è sciocco travestimento. È ben altro! È un mezzo per filtrare e far uscire gran parte del nostro io più nascosto. Comprendi fino a quanto sei solidale col perdente, quanto godi nel vedere il compagno in difficoltà, quanto nella convivenza sei disposto a rivalutare le tue priorità, quanto ti manca la tua comodità o scopri di quante cose non veramente indispensabili è intrisa la tua quotidianità. E l’ormone è a mille, il cuore batte forte, le docce insieme in un connubio di eccitazione, stanchezza, desiderio, schiuma, calore umano… Il silenzio della notte che sembra infinita durante il turno di guardia, rallenta magicamente il ritmo frenetico della giornata, regalando il tempo per la parola col nuovo compagno, per la condivisione delle storie personali, ove senza il rigore del tempo, vuoti il sacco delle tue esperienze, dei tuoi racconti personali: una lacrima, un abbraccio, un bacio rubato. Questo campo per me è stata la scoperta della persona, della sensazione, della condivisione, dei racconti personali, dell’ascolto. I precedenti li ho vissuti come fisicità estrema, ove ho espresso la rabbia, la forte competizione, dove ho vissuto il corpo dell’altro con desiderio e passione carnale. Ero partito con uno zaino pieno di emozioni e storie personali, ben piegate ed ordinate: torno indietro con uno più grande dove ho raccolto tanto anche dagli altri zaini degli altri e dove ho lasciato cose che ho donato in giro. Qualcosa ho sicuramente perso e dimenticato ma oggi mi accorgo che non mi manca affatto. Articolo 28 è una scoperta, scambio ad ogni livello: dal semplice gioco, dal divertimento, alla gara con se stessi. Provare è senza dubbio un bel momento di crescita. Caporale Leonardo - mat.1183